Tra 6 mesi arriva l’halving, e dimezzerà i tuoi Bitcoin

Nuova moneta e vecchie regole: il valore di un bene è influenzato dalla domanda e dall’offerta. Se cento persone vogliono un mela ma il contadino ne produce solo 50, il prezzo sale. Se invece ci sono più frutti che persone disposte ad acquistarli, scende. Seguendo questa logica, alcuni analisti ipotizzano che il 2016 potrebbe essere un anno senza precedenti per i Bitcoin. Ma andiamo con ordine.

La criptovaluta non viene emessa da una banca centrale. Per crearla, c’è bisogno di una operazione detta mining, “estrazione”. Come i minatori in cerca d’oro, i miners scavano tra i blocchi alla ricerca di nuove monete. Non si usano picconi e setacci ma computer e capacità di calcolo. La pepita è un codice capace di sigillare un blocco e allungare la catena (la Blockchain) che in sé racchiude il database di tutte le operazioni in Bitcoin concluse fino a quel momento. Per ricompensare chi, per primo, ha rintracciato il codice-pepita e consentito di allungare la catena, il sistema assegna una ricompensa, mettendo così in circolazione nuova moneta. Per l’esattezza 25 Bitocoin, a oggi circa 8600 euro.

Perché i Bitcoin “rallentano”

Quando, nel 2008, Satoshi Nakamoto definì le regole della criptovaluta introdusse alcuni limiti. Primo: i Bitcoin non potranno essere più di 21 milioni. Secondo: il sistema si adatta in modo tale da generare, in media, circa un blocco ogni 10 minuti. Terzo: Nakamoto (chiunque o qualsiasi cosa sia) ha previsto un dimezzamento della ricompensa (detta halving) ogni quattro anni.

In sostanza, la generazione dei Bitcoin rallenterà in modo geometrico. Ecco perché, se dal 2008 a oggi è stato prodotto il 75% dei Bitcoin, bisognerà aspettare 132 anni per toccare il 100%.

La ratio è un po’ quella delle banche centrali: in questo periodo la Bce tiene i tassi ai minimi per incentivare la circolazione di moneta e allontanare la deflazione. I Bitcoin seguono la stessa logica, ma hanno il problema opposto: il protocollo prevede il dimezzamento per evitare che l’inflazione rosicchi il valore della criptovaluta. Perché, se stampo moneta all’infinito, il rischio è che diventi carta straccia.