I nodi al pettine del copyright

Talvolta il caos proviene dall’assenza di regole. Ma se le norme sono troppe e troppo complicate, si può raggiungere lo stesso risultato, e con maggiore fatica. Nel caso del diritto d’autore, siamo nel secondo scenario. È quanto emerso da un incontro al Teatro dell’Angelo di Roma lunedì 18 febbraio. Il lungo elenco dei partecipanti era qualificato per discuterne, con autori del calibro di Michele Serra e Luca Sofri, rappresentanti di Siae (autori) e Imaie (interpreti), deputati, editori, giuristi e avvocati specializzati. L’iniziativa è nata dalla Società Per Autori di Arianna Tronco, agente di artisti e autori tra i più rispettati (e temuti) nell’ambiente.

Orientarsi nelle norme, che risalgono al 1941, e nella contrattualistica che stabiliscono i rapporti tra autori, editori e pubblico, non è facile nemmeno per gli addetti ai lavori. Eppure, è un momento piuttosto «caldo» e chi si distrae è perduto. Entro la primavera, l’Italia dovrà ratificare la direttiva europea del 2014 sul diritto d’autore che prende il nome dal suo promotore, l’ex-commissario per il mercato interno Michel Barnier. La direttiva propone una piccola rivoluzione nel mondo della produzione culturale. Il mercato del diritto d’autore, in cui oggi Siae e Imaie sono monopolisti di fatto, sarà liberalizzato. Inoltre, forme di tutela più flessibili dovranno essere adottate, a partire dalle licenze Creative Commons che garantiscono, oltre al diritto d’autore, anche il diritto di accesso da parte dell’utente. Sullo sfondo, Internet e i media digitali, che in un paio di decenni hanno reso obsoleto il modello di business tradizionale di chi produce musica, cinema e televisione.

Più che sul futuro da progettare, però, molti interventi si sono soffermati sul presente che scontenta tutti. C’è chi, come Michele Serra, teme l’ideologia della gratuità secondo cui grazie al web tutto è disponibile a tutti: come si può trarre un reddito da un prodotto regalato? Anche gli autori minori, però, non si sentono rappresentati dalla Siae. Proprio Arianna Tronco ha sottolineato le carenze dell’attuale regime. «Molti pagano alla Siae più di quello che incassano dai propri diritti. Forse le norme sono state scritte pensando solo ai grandi nomi». Paolo Agoglia e Andrea Micciché, rappresentanti di Siae e Imaie, si sono difesi, negando che la liberalizzazione sia la panacea. «C’è il pericolo che nasca una giungla di soggetti piccoli in cui salta qualunque regola», ammette Tronco. Ma la colpa è anche degli autori: «Gli sceneggiatori statunitensi, otto anni fa, hanno scioperato per mesi e vinto la loro battaglia, dimostrando la propria forza contrattuale. In Italia sono poco uniti e informati». Il risultato, come ha raccontato il paroliere di Crozza Andrea Zalone, è che a La7 fino a poco tempo fa gli autori cedevano alla rete gran parte dei loro diritti. Le cose sono cambiate solo quando, con due big come Fazio e Saviano, gli autori hanno avuto il coltello dalla parte del manico. Come si possono scrivere regole che proteggano tutti? Tronco: «Ascoltando di più gli autori. In Italia si fanno le regole senza di loro».