Social Network: comunicare la cultura. Qualche appunto

Per capire cosa significa davvero questa frase, le sue implicazioni profonde e le conseguenze che produce sarebbe necessario innanzitutto ripercorrere per sommi capi la storia dell’industria culturale, in modo da capire qual è la genealogia attraverso cui si è arrivati al presente. Cosa che ha fatto, meglio di quanto potrei fare io, Raffaele Alberto Ventura in un lungo e documentato articolo pubblicato qualche mese fa su Prismo.

Martedì 27 ottobre alle 21.00 presso la Cultura di Milano: “Social Network: comunicare la cultura” con Flavio Pintarelli, Stefano Jugo e Marco Liberatore

Da Gutemberg ad Amazon, il più notevole cambiamento che ha interessato l’industria cultura è lo slittamento della funzione produttiva reso possibile dalle tecnologie digitali. L’abbassamento della soglia necessaria per accedere ai mezzi di produzione, e la conseguente “democraticizzazione” degli stessi, ha trasformato il pubblico in un produttore. O, meglio, in una figura ibrida, a metà tra il produttore e il consumatore, che la sociologia ha chiamato prosumer.

Gli editori hanno di conseguenza cessato di essere solo dei produttori di contenuti per diventare piattaforme che ne consentono la circolazione e, allo stesso tempo, i soggetti che la regolano. È quello che ha fatto in modo sorprendentemente chiaro Valve Software con Steam, integrando la produzione di contenuti (videogame) con una piattaforma di selfpublishing che è stata capace di aprire la sottocultura del modding al regole del mercato, creando di fatto, e dal nulla, l’intero comparto indie.

Data questa rapida premessa il titolo della serata, così com’è stato pensato, si presta a una piccola (e spero costruttiva) critica. Nella cornice dell’evento e nell’idea stessa di “comunicare la cultura” mi pare che si perda proprio questa dimensione sostanziale e imprescindibile che caratterizza la cultura digitale: ovvero la sua componente produttiva.

Il solo fatto che abitiamo quotidianamente una o più piattaforme digitali ha il potere di di trasformarci in prosumer. Questo il profilo che assumiamo tutte le volte che twittiamo, commentiamo, stelliniamo, condividiamo un contenuto in rete.