Podemos dice no alle banche: ci finanzieranno i cittadini col crowdfunding

Se analizziamo il modello di finanziamento dei partiti spagnoli, salta alla vista una grossa falla nel sistema dei prestiti bancari: un metodico condono del debito ai partiti da parte delle banche. Con questo meccanismo, che si configura come una vera e propria sovvenzione irregolare, le banche hanno finanziato (e stanno finanziando) i governi degli ultimi quattro decenni, cancellando sistematicamente ai partiti di entrambi gli schieramenti politici decine di milioni di euro di interessi. Senza andare troppo indietro negli anni, al PSOE di Zapatero sono stati abbonati più di 40 milioni di euro dal Banco Santander e dal BBVA durante la scorsa legislatura (ironia del destino, poco prima della riforma del sistema bancario).

Purtroppo in assenza di un’efficace legge sulla trasparenza non è possibile tracciare un quadro completo: la Banca di Spagna è a conoscenza di tutte le linee di credito aperte con i partiti, ma non è obbligata a renderle pubbliche, per cui le cifre a disposizione sono soltanto la punta visibile di un iceberg in continua espansione. Stando all’ultimo studio del Tribunale dei Conti (pubblicato quattro mesi fa e aggiornato al 2013), il debito dei partiti politici ammonta a 205 milioni di euro. Nel frattempo i dati registrano un calo del 50% nelle donazioni degli affiliati. Non è un caso che molti degli slogan che leggiamo sui cartelli dei manifestanti richiamano questo concetto: “Non ci rappresentano”, “Partiti: proprietà delle banche”, “Politici, al soldo dei banchieri” e così via. Eppure né il centro-destra (PP), né il centro-sinistra (PSOE) hanno sentito l’urgenza di saldare il conto in vista delle prossime elezioni, anzi. Non essendo sottoposti alla pressione degli interessi di mora, il debito bancario è di fatto congelato e questo permette loro di mantenere in cassa gran parte dei rimborsi elettorali pagati dallo Stato. La scommessa etica della ‘nuova politica’ Podemos ha fatto sue queste critiche, ricorrendo anche ad argomentazioni già presentate in parlamento dall’UPyD (promotore di una riforma della legge di finanziamento pubblico), e denuncia in maniera radicale la stretta relazione esistente tra il sistema finanziario e quello politico. D’altra parte, la parola “casta” introdotta nel dibattito politico spagnolo da Pablo Iglesias non è diretta in maniera generalizzata ai politici (come accade in Italia), ma a questa rete di legami – non democratici – tra politica, banche e imprese, come spiega il politologo spagnolo José Ignacio Torreblanca nel suo libro ‘Asaltar los cielos’.