E se Zuckerberg avesse fregato tutti?

La notizia l’avrete letta e ascoltata fino alla nausea. Soprattutto se, come me, un’idea sulla vicenda ve la siete fatta partendo da commenti letti su un certo social network. Quello che è successo è che, approfittando della nascita della primogenita Max, il fondatore di Facebook ha annunciato al mondo la decisione di devolvere il 99% delle azioni del colosso in suo possesso (valore: 45 miliardi di dollari) in beneficenza. Non tutto in una volta, s’intende, ma lungo il corso del resto dei suoi giorni. Sembra un proposito angelico, e così è stato interpretato dalla maggior parte della stampa italiana.

«Mentre tu dai avvio alla prossima generazione della famiglia Chan-Zuckerberg, allo stesso modo noi diamo inizio alla Chan Zuckerberg Initiative, per unire persone di tutto il mondo nel far avanzare il potenziale umano e nel promuovere l’uguaglianza per tutti i bambini della prossima generazione». Così recita la lettera, condivisa da oltre duecentomila utenti, e accompagnata da un profluvio di congratulazioni di VIP di mezzo Universo – da Shakira a Melinda Gates, passando per Martha Stewart e Arnold Schwarzenegger. Ci sono voluti due giorni al Post – giornale solitamente attento a separare il grano dal loglio – per proporre un’analisi critica (finita abbastanza inosservata), mentre nessun segnale di analisi sembra arrivare dalla stampa tradizionale (zero su Repubblica, Corriere, Sole24Ore). Quite unsurprisingly, bisogna guardare Oltremanica e Oltreoceano per trovare, oltre alle celebrazioni dei Difensori dell’Esistente, anche qualche perplessità.

Il punto è che l’eredità multimiliardaria di Zuck non andrà ad un’associazione no profit come OxFam o Emergency ma in una società a responsabilità limitata, gestita dalla stessa famiglia Zuckerberg. E se per Mathew Ingram (Fortune) questo potrebbe essere un modo per renderla più efficace – visto l’insuccesso nel gestire una donazione di 100 milioni di dollari alle scuole del New Jersey – per Devon Maloney del Guardian l’idea non fa che «replicare le disuguaglianze che lui e la moglie mirano a combattere con le loro donazioni».