Dietro il disastro del Freedom of Information Act

A prima vista la pessima figura del Governo italiano sul FOIA (Freedom of Information Act) potrebbe sembrare un infortunio marginale. Il documento-non documento (ne girano solo bozze non ufficiali perché il Ministero ha scelto di non diffonderlo, inaugurando involontariamente il caso curioso di un decreto sulla trasparenza amministrativa che l’amministrazione tiene nascosto) invece è un barometro perfettissimo di una situazione che volge al peggio.

E pensare che il FOIA partiva con le migliori premesse. Era stato citato da Matteo Renzi in campagna elettorale come uno dei primi provvedimenti che avrebbe preso per ridurre la distanza fra i cittadini e il Palazzo. È stato (ed è tuttora) al centro di una intensa campagna propagandistica del PD sulla trasparenza amministrativa e sulla PA digitale che mette “il cittadino al centro”, è stato molte volte citato sia dal Premier che dal Ministro Madia in discorsi pubblici come una imprescindibile necessità del Paese da attuare celermente.

E un po’ imprescindibile in effetti il FOIA sembrerebbe esserlo se l’Italia è uno dei pochissimi Paesi a non averne uno o se, per darvi una idea, negli USA la norma che si occupa dei diritti dei cittadini a consultare le informazioni in possesso dell’Amministrazione spegnerà cinquanta candeline giusto quest’anno.