La resilienza come strategia di sviluppo

Sicurezza alimentare, sostenibilità energetica, adattamento al cambiamento climatico, coesione e giustizia sociale. Le sfide delle grandi città del XXI in un mondo sempre più iper-complesso e globalizzato richiedono nuovi strumenti per essere affrontate. Non si tratta di un processo adattivo dove inseguire ed aggiustare i problemi just-in-time. Dalla pianificazione di tipo toyotistico (ovvero adattarsi alla situazione), si deve passare ad una pianificazione resiliente, dove la struttura già contiene gli anticorpi di risposta. Dove gli scenari sono anticipati. Dove si prevengono i problemi. Dove si riflette in maniera integrata. Dove ogni intervento sugli spazi non è semplicemente di recupero ma rigenerativo e resiliente.

La resilienza è innanzitutto una caratteristica fisica dei materiali, perché è la capacità di resistere a sollecitazioni impulsive, di reagire a urti improvvisi senza spezzarsi. Così le città del futuro dovranno reagire ad eventi improvvisi, assorbendoli.

A questo scopo, per formare amministratori, urban planner, policy expert, ricercatori, RENA, il movimento che unisce e mobilita le comunità del cambiamento in Italia, organizza dal 15 al 18 ottobre la prima Scuola sulla Resilienza. Insieme a Climalia (impresa specializzata in servizi di adattamento al clima e resilienza) e grazie al sostegno di Accademia Galli a Como, si organizza un workshop “resistenziale” di tre giorni di formazione, su un tema destinato ad avere un impatto sulla vita di tantissimi cittadini. Lo si farà partendo dal coinvolgimento di Milano e Roma, le due città italiane che stanno maturando esperienze su questo fronte nell’ambito del programma 100 Resilient Cities promosso dalla Rockefeller Foundation.

«Sentiremo parlare di resilienza dei sistemi urbani perché è proprio in relazione a questo tema che si gioca la più grande sfida delle città intelligenti», spiega Piero Pellizzaro, di Climalia . Ma cosa si intende per resilienza? La cronaca di questi ultimi giorni ci mostra – qualora non ne avessimo già preso coscienza – che oggi dai cambiamenti climatici a quelli sociali, dalle pandemie alle carenze alimentari, i rischi da affrontare per le nostre città sono sempre più numerosi e complessi. In molte parti del mondo come anche nel nostro Paese, sono ormai diversi gli esempi in cui sono i cittadini a portare avanti azioni che, contribuendo al bene collettivo, li rendono attori di comunità resilienti. Per questo abbiamo voluto portare in questa prima edizione un approccio multirischio e multidisciplinare, per aprire le menti alla complessità del presente senza paura. Un tema centrale nel paese delle 100 città, l’Italia, dove il futuro economico non dipende da pochi grandi centri metropolitani, ma da un tessuto urbano diffuso, coeso e interdipendente.