Il Ministero della difesa passa all’open-source

Tra le tante croci che affliggono il nostro caro paese, la burocrazia istituzionale è senza dubbio la più fastidiosa. Un ecosistema gigantesco fatto di fogli, uffici, timbri e responsabili: una violenza strutturale che ha smesso da tempo di essere effettivamente funzionale, e che in questo momento storico risulta sempre più costosa. Il primo passo per risolvere questa situazione è semplice: se questa amministrazione è pubblica, perché, quando può, non si affida a strumenti di dominio pubblico?

Vi raccontiamo la storia di LibreItalia, l’associazione che ogni giorno lavora per spiegare alle pubbliche amministrazioni i vantaggi nell’adozione del software libero (un lavoro meno semplice di quanto sembri.)

Si chiama LibreDifesa ed è il progetto con cui il Ministero della Difesa è entrato nell’era del software libero. In pratica sui computer che popolano gli uffici dell’ente non ci saranno più programmi “proprietari”, cioè sviluppati dalle multinazionali e chiusi, di default, a modifiche dal basso, ma solo applicazioni con termini di licenza liberi, come LibreOffice, che consente miglioramenti da parte della comunità di appassionati.

Il progetto è frutto del lavoro dell’associazione no-profit LibreItalia che lo scorso settembre aveva comunicato il buon esito dell’accordo con i vertici del sistema informatico della Difesa, coordinato dal Generale Brigata Camillo Sileo. I media internazionali non hanno esitato a riprendere la notizia perché si tratta della più grande migrazione verso il software libero in Italia e la seconda in Europa con oltre 150.000 di postazioni coinvolte.

Lo staff di LibreItalia. via LibreItalia

La novità LibreDifesa è fondamentale per il contesto pubblico italiano per vari motivi. Prima di tutto perché da seguito, dopo poco più di tre anni, al Decreto Legge 83 del 22 giugno 2012, che dispone per le pubbliche amministrazioni l’obbligo di preferire il software di tipo open source a quello proprietario. Ma soprattutto, ed è questo il punto più interessante, il software libero fa risparmiare somme importanti alle PA vista la gratuità delle licenze.